Alcuni anni fa, viveva a Milano una bimba di nome Luna, dolce e tenera anima che ha lasciato nel cuore di tutte le persone che l’hanno conosciuta un insegnamento umano e profondo.
Luna era molto timida, la mamma l’aveva iscritta alla scuola primaria e sperava che avrebbe trovato amici con cui giocare e divertirsi, visto che a casa era sempre sola. La piccola aveva accolto la nuova esperienza con molto entusiasmo, le piacevano le sue maestre ed i suoi compagni e dopo i primi giorni Luna si era fatta coraggio e durante l’intervallo si era avvicinata ad una bimba:
“Ciao, vuoi giocare con me?”. Ma senza rispondere quella bambina si allontanò e si unì al gruppetto di piccole serpi verdognole che stavano ridacchiando lanciando occhiate alla piccola Luna.
Allora si rivolse all’altra metà della classe, formata da alunni stranieri, immigrati da poco tempo e catapultati in quella scuola. Stavano sempre in disparte, lontano da tutti gli altri bambini. Appena videro Luna muoversi verso di loro, la chiusero in un cerchio, iniziarono a prenderla in giro e ridere di lei, naturalmente nella loro lingua, perché seppur alunni come lei, non sapevano parlare in italiano e non conoscevano neppure l’educazione.
Finalmente la maestra Mia, si accorse di ciò che stava accadendo e richiamò l’attenzione di tutti:
“Bambini per favore, ascoltate! Dobbiamo imparare a giocare insieme, a condividere, a capirci ed aiutarci perché facciamo tutti parte della stessa classe ed il nostro cammino è appena iniziato. Proviamo da subito a rispettarci”. Poi disse al gruppetto dei bambini che tanto ridevano di chiedere scusa all’amica e loro farfugliando qualcosa dissero che non avrebbero chiesto scusa ad una bambina così strana. In classe ci fu silenzio, tutti tornarono ai propri posti e la maestra Mia abbassò lo sguardo e con toni marcati e profondi iniziò a parlare dei diritti dei bambini.
“Luna è diversa da tutti voi, ma voi siete diversi tra di voi per mille altri motivi. Gli adulti spesso si fermano all’ipocrisia ed alle mode del momento o forse a ciò che è più facile, ma proviamo a pensare bambini. Cosa non va in Luna?”.
Una bimba iniziò a dire che la sua pelle era fredda ed opaca, che perdeva dei pezzetti quando si muoveva, che mentre tutti giocavano al sole lei se ne stava in piedi ed immobile all’ombra. Non correva, non mangiava, non riusciva neppure a scrivere, eppure le persone adulte della scuola non la rimproveravano mai.
Poi la metà classe di bambini stranieri iniziò a parlare male di lei. Allora Luna, si nascose dietro ad un armadietto e la maestra chiese ai bambini stranieri di provare ad esprimersi in italiano. Qualcuno a fatica disse: “Lei brutta, no stare qui, no ride, noi no fare giocare quella, lei no come noi”.
La maestra Mia, con un grande sorriso disse a tutti i bimbi della classe di alzarsi e di formare a terra un grande cerchio, poi iniziò a spiegare.
“Ho scelto di fare l’insegnante perché credo che i bambini siano la parte più bella del mondo, ma forse qualcuno di voi non ha ancora capito cosa significa “essere bambini” e voglio spiegarlo a tutti. Essere bambini vuol dire prima di tutto essere delle persone con dei diritti ma anche con dei doveri, nel rispetto di tutti. I bambini hanno il diritto di avere una famiglia, di essere curati ed amati. Ogni bambino è bello ed anche se voi dite brutta alla vostra compagna, è bella anche lei. La bellezza è un dono speciale, che si esprime in modo diverso in ognuno di noi. Luna ha il diritto di stare qui tanto quanto voi. Da poco siete arrivati da un paese straniero e vi viene garantita l’istruzione, pur non conoscendo bene la nostra lingua, che promettete di imparare ma spesso non vi impegnate neanche un pochino. Ci sono momenti dedicati solo a voi, per rispettare i vostri tempi, con pazienza, ci sono insegnanti che dedicano a voi del tempo per imparare e consentirvi di stare qui … poi a casa si torna a parlare la vostra lingua.
Luna non sorride, ma osserva e cerca affetto, tutti quanti voi invece ridete troppo spesso, perché vi sentite superiori ma avete il cuore chiuso a vuoto. Dove sono le emozioni, dove sono i gesti di affetto nei confronti di un bimbo che ha bisogno?
Non volete farla giocare insieme a voi perché avete paura, sì bimbi, paura di scoprire qualcosa di immenso e magico, oltre le vostre possibilità, siete abituati a giocare sempre con gli stessi strumenti tecnologici, per dimostrare quanto valete e scordate quanto è bello stare insieme. Ma quale gioco conta davvero?
Infine avete detto che lei non è come voi, è diversa! Albachiara è una bambina di cera. Se sta al sole si scioglie, se corre ha dolore alle gambe, se scrive s spezzano le dita, non può mangiare come voi quindi occorre avvicinarle una cannuccia per bere un liquido speciale. Non sorride perché non ha i muscoli del viso, è diversa, ma chi non lo è? Siamo tutti diversi per fortuna, abbiamo tanti aspetti diversi perché possiamo scoprirci, apprezzarci e volerci bene. Luna ha molti piccoli difetti, molte differenze, che vanno pensate come ricchezza per noi e non come limite!
La nostra prima differenza è la nazionalità: noi siamo italiani e voi egiziani, marocchini, indiani, rumeni e tutti abbiamo il diritto di vivere liberi, esprimendo la nostra personalità, rispettando la diversa cultura.
Un’altra differenza è che abbiamo la pelle di colori differenti: chi più chiara e chi scura, poi ci sono lingue diverse, ma siccome il paese che vi ospita è l’Italia, occorre imparare bene la nostra lingua. Poi c’è l’aspetto fisico diverso, chi è basso, chi è alto, chi magro e chi robusto, cambia il colore degli occhi, dei capelli … Potrei andare avanti all’infinito”. Nessuno parlava, tutti i bimbi avevano ascoltato e sicuramente anche la metà classe di bimbi stranieri aveva capito. Tutti si sentivano in quel momento piccoli come formichine, come piccoli insetti impotenti di fronte alla grandezza dell’amore che era nato dalle parole della maestra Mia. Ad un tratto, una manina si alzò, era la bimba che non aveva fatto giocare Luna i primi giorni di scuola. Disse: “Luna scusa, non avevo capito niente, se vuoi da ora potremo essere amiche e giocare insieme. Non serve che tu dica niente, troveremo il modo”. Da quel momento qualcosa cambiò, per far bere la bambina di cera, prepararono lunghe cannucce con un bicchiere alto, per farla giocare, la prendevano sottobraccio per non farla camminare, per evitare di farla scrivere, le raccontavano le storie da imparare e le spiegavano i numeri facendo dei disegni colorati. Ancora non tutti avevano imparato a convivere con Luna, soprattutto il gruppetto di stranieri che ancora si rifiutava di parlare ed imparare l’italiano. Ma un giorno accadde un fatto molto grave che cambiò la vita di tutti: prima si sentì fuori dalla scuola un forte boato, poi si sentì la terra tremare. Il cielo si fece buio, qualche parete crollava e nessuno vedeva nulla. Silenzio, poi le grida disperate della maestra Mia e dei bambini di Milano che cercavano di salvare i bimbi dell’altra parte della classe, vicini come sempre per non integrarsi agli altri e rimasti bloccati sotto pezzi di muro crollato. Nessuno poteva entrare né uscire ed era buio, tutti avevano paura, allora la bambina di cera sussurrò alla sua amica Stella di cercare un fiammifero ed accendere i suoi capelli per cercare i compagni in pericolo. “No, così ti scioglierai e non sarai più con noi!”. Ma in quel momento Luna voleva salvare i suoi amici, era più importante salvare tutti i bambini della classe, così accese i capelli e grazie alla sua luce, tutti riuscirono a mettersi in salvo. Dove era finita la bambina di cera? Tutti volevano ringraziarla per il gesto d’amore compiuto ma Luna era scomparsa! I bimbi e la maestra Mia erano salvi, ma lei non esisteva più.
Per alcune settimane, la scuola restò chiusa perché doveva essere sistemata. Finalmente a lavori terminati era tutto come nuovo, pareti colorate, sedie e tavoli nuovi e moderni … mancava però in classe Luna. Quell’episodio aveva lasciato a tutti grande tristezza ma anche un bellissimo insegnamento, non di finta bontà come spesso succede tra gli adulti che decidono come devono andare le cose, ma vero e concreto, da prendere come esempio.
Il preside, decise che tutti i bambini stranieri avrebbero potuto frequentare quella scuola, solo dopo un corso di italiano! Essere accolti non significa essere prepotenti ma adattarsi alla nuova realtà, avvicinarsi agli altri in modo semplice ed educato. Accogliere lo straniero non significa offrire tutto e lasciare in disparte, ma dare gli strumenti necessari per imparare a vivere e a comportarsi bene in un gruppo di amici! Tutti riuscivano a parlare, a comunicare con gentilezza, a giocare davvero insieme.
La maestra Mia chiamò i genitori e disse loro che insieme avrebbero dovuto educare i figli allo stare insieme, a rispettarsi, aiutarsi, per il bene comune, proprio come aveva fatto Luna con i suoi compagni. Poi chiese ai bambini di disegnare qualcosa di bello, per poter abbellire le pareti della scuola. Senza pensarci troppo, i bimbi tutti insieme fecero un grande disegno che ritraeva la piccola, dolce Luna che aveva cambiato le loro vite rendendo tutti persone migliori.
Da quel giorno a scuola ci furono diverse nazionalità capaci di convivere e imparare, senza insulti, senza prepotenze ma solo con la grande voglia di crescere e vivere insieme.
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