“… La peste aveva tolto a tutti la facoltà dell’amore e dell’amicizia; l’amore infatti richiede un po’ di futuro e per noi non c’erano più che attimi.”
La frase del filosofo Albert Camus, nel libro “La peste” (1947) mi porta a riflettere sulla situazione che stiamo vivendo, in cui le persone sono distanti, isolate, sole. Qualcuno non riesce a pensare al futuro, così come Camus descrive i personaggi del suo libro devastati da una situazione che sembra senza speranza. Persino i sentimenti sono dispersi nel mare dell’incertezza, fluttuanti come onde talvolta tranquille e armoniose, talvolta impetuose e tempestose. La situazione che caratterizza il nostro tempo, non deve però lasciarci senza speranza, non deve soprattutto impedirci di pensare al futuro. Il meglio c’è ed è dentro di noi, ognuno con le proprie emozioni, capacità, ognuno con il proprio carattere può aiutare l’altro a scoprire il meglio, a farlo galleggiare e nuotare fino alla riva, portato in salvo da una di quelle onde tranquille che con eleganza ed armonia affrontano il pericolo continuando a stare calme.
Proviamo ad essere così, non lasciamo che questo periodo difficile ci tolga speranza e sentimenti ma facciamoli emergere e condividiamoli per vivere bene il nostro tempo presente. Possiamo insegnarlo ai nostri cari, ai nostri figli, agli amici, ai ragazzi, diamo l’esempio con i nostri comportamenti corretti, con il manifestare emozioni, contagiamo tutti di speranza e di pensieri migliori che servono al presente e saranno un nuovo punto di riferimento per il nostro futuro.
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