Silviastrocche - Silvia Ferrari

Autrice / Educatrice

La mia letterina

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Caro Babbo Natale ecco la mia letterina

con richieste speciali come fossi bambina:

primo desiderio, vorrei che l’infanzia

fosse una tappa di sogni e speranza.

Giochi, esperienze e tante emozioni

per crescer sani tra abbracci e canzoni.

Secondo desiderio per l’adolescenza

perché possa avere dolcezza e pazienza.

Il terzo desiderio, più complicato:

vorrei la saggezza in tutto il creato,

niente più guerre e litigi feroci

ma solo amore da udire a più voci.

Certo, lo so, desidero molto

ma in fondo basta guardarsi in volto

e riscoprire il Natale ogni giorno,

tra le persone che abbiamo intorno.

Dicembre scaldacuore

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Ritorna l’inverno con fredde giornate

lunghe mattine e brevi serate

si chiude l’anno che piano è passato

donando esperienze di vita al creato.


Per tutti dicembre è un mese speciale

porta nei cuori di molti il Natale

ad altri dona una grande emozione

qualunque sia il credo o la religione.


Con sguardo fiero e a volte sognante

pensiamo a un futuro emozionante

sbagliando s’impara, questo si sa

e serve a raggiunger la felicità. 

Dicembre assomiglia ai genitori

che sperano sempre in tempi migliori

e fanno progetti per la famiglia

che portano giorni di meraviglia.


Per chiudere l’anno così finalmente

non mancherà proprio più niente,

un tenero abbraccio per augurare

che al mondo si possa amare e sperare.

Voglio dire Buon Natale

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Nel rispetto delle religioni diverse da quella cattolica, o per la perdita di fede, è ormai consuetudine vivere il mese di dicembre dando poca importanza all’Avvento.

Se inizialmente questo poteva essere inteso come un modo inclusivo di vivere i momenti della cristianità, ora sta diventando preoccupante perché è una continua rincorsa all’attenzione verso l’abbandono dei termini canonici del Natale, ci dicono, per essere accoglienti verso tutti.
Così però stiamo perdendo la libertà di esprimere cosa significa davvero Natale, usando invece termini di altre culture o semplicemente parole più “leggere” che poco agganciano la tradizione.

Nella religione cattolica, è la nascita del Signore, il  Dio che si prega e in cui si crede. Questo semplicemente è il punto da cui partire per arrivare al 25 dicembre.
Ognuno può vivere la propria esperienza come meglio crede, in famiglia, nelle scuole e nei luoghi pubblici.

Chi vive la cultura occidentale, abbraccia alcune tradizioni, come canti, il presepe e l’addobbo dell’albero. Soprattutto quest’ultimo è accolto con interesse da tutti e come consuetudine, si decora all’inizio dell’Avvento, nonostante i social ci propongano tempi diversi, la corsa a chi lo prepara  prima o le luci più colorate. 

Per quanto riguarda il presepe poi, proprio nella nostra Italia è nata la tradizione della Sacra rappresentazione con San Francesco, per ricordare il vero dono del Natale. Nella zona di Napoli e in altre città sparse per lo stivale, è particolarmente importante la produzione di statuine coreografiche per evocare la nascita di Gesù.

Perché allora abbandonare le nostre tradizioni? La visione interculturale del Natale non ha nulla a che fare con l’abbandono, ma anzi ha il profondo significato dell’Intreccio  di più culture che si valorizzano a vicenda. Interculturale significa infatti conoscenza e incontro di culture diverse. Come si rispettano tutte quelle che accogliamo quotidianamente, usando i termini appropriati per definirle, è giusto poter dire “Buon Natale” o “Avvento” senza sentirsi in difetto, ma educando al rispetto. Rispetto, un termine universale di umanità e sapienza, capace di rendere migliori le persone.

Perciò, questo mese di dicembre sia davvero un incontro, un calendario in cui si scoprano le tradizioni di altre culture e si valorizzino le nostre, che siamo chiamati a rispettare, seguire e trasformare in modernità, stando al passo con la società che evolve.
Per questo Natale riprendiamoci la libertà di spiegare cosa significa.

I valori e il senso della tradizione , acquisteranno di nuovo il loro posto e l’azione educativa soprattutto delle famiglie, sarà di nuovo efficace, capace di radicare il senso di appartenenza che oggi spesso è delegato ai social media, alle mode, all’influenza di persone che non scegliamo come esempi ma ci vengono proposti da imitare in massa, lasciando assopito il pensiero creativo e divergente.

Riscopriamo allora  la bellezza della tradizione, per chi professa una qualsiasi religione e per chi non ha un Dio in cui credere,  sottolineando l’azione educativa, nel rispetto civico e morale. Iniziando da noi, rivaluteremo l’impatto sociale che la riscoperta dell’educazione lascia, come nuovo umanesimo, nuova occasione, nuova esperienza di condivisione e vita reale. 
Allora, a tutti, potrò dire liberamente Buon Natale!

Verità e coerenza per vivere al meglio

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Dire ciò che si pensa, sempre, seppur con eleganza e trasparenza, spesso genera reazioni ostili e conflittualità, anche tra adulti.
La coerenza e la sincerità però ci aiutano a crescere, ad essere consapevoli e a trovare il modo di affrontare ogni situazione.
A volte penso di essere io fuori luogo, nel confronto mi sono sentita in difetto tante volte.
Alcuni giorni fa sono stata attaccata e in quel contesto non me l’aspettavo. Forse ho detto qualcosa che ha infastidito chi stava comunicando con me o semplicemente… questione di feeling.

Poi ci penso e mi dispiace, perché credo nelle relazioni e nel potere di modificare in noi ciò che può essere migliorato.
Ci lavoro ogni giorno, a volte riesco, a volte no, come tutti noi, ma continuò a provare e soprattutto ad essere coerente con le mie scelte e i miei valori. Quelli che arrivano dalla mia educazione, quelli che ho scoperto da sola e che sono anche cambiati nel tempo.
L’importante è provare a smussare, modificare, tenendo conto delle nostre personalità che si intrecciano alla ricerca di un equilibrio.
Se lo troviamo, le nostre relazioni miglioreranno e saremo capiti dagli altri, forse da molti oppure da pochi, ma sarà un grande privilegio ritrovarsi.

#formazione

Ognissanti

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La ricorrenza cristiana si  festeggia il 1° novembre e  ha radici molto antiche.  Si mescolano  elementi  sacri e profani, con tradizioni  diverse in tutto il mondo. Per  i cristiani si tratta di  un momento in cui i credenti partecipano alla Messa nel rispetto del terzo comandamento che impone di santificare le Feste. C’è poi la visita ai vari luoghi sacri dove riposano i defunti, perché il giorno successivo, si celebra la giornata dei defunti.
Ognissanti, venne istituita dalla Chiesa e inizialmente celebrava  coloro che erano morti come martiri. Ma in seguito fu estesa a tutti i santi, così  nel 610 d.C. Papà Bonifacio IV,  decise di festeggiare la commemorazione dei santi  il 13 maggio. Successivamente  Papa Gregorio III spostò la data al 1° novembre ,come anniversario della consacrazione di una cappella a San Pietro, con le  reliquie dei santi apostoli e di tutti i santi.

Un nuovo amico a quattro colori

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Alcuni giorni fa, per le vie di Montanaso, diverse persone hanno notato qualcosa di strano. Tra i cespugli sembrava ci fosse qualcosa, ma nel momento in cui si avvicinavano per scoprire cosa fosse, non c’era nessuno, nessuna traccia. Questo mistero tra il verde, aveva suscitato la curiosità di molti, ma ogni volta che ci si avvicinava al presunto essere, svaniva tutto nel nulla. Ma stavano accadendo fatti insoliti e strani che coinvolgevano soprattutto i bambini.

Un pomeriggio, un gruppetto di amiche e amici dopo la scuola si erano dati appuntamento per fare un giro in bicicletta in paese.  Taso e Manno che erano i primi del gruppo, videro una scia di colore spostarsi da una via all’altra e decisero di seguire la luce. Arrivarono davanti alla biblioteca e si accorsero di aver perso le tracce di quell’essere misterioso.

Il mattino seguente a scuola, il solito bullo Monso, si presentò davanti a Tano e iniziò a prenderlo in giro e spingerlo. All’improvviso però, la sua voce cambiò, diventò come quei suoni che si ascoltano a rallentatore. Monso allora chiuse la bocca e tornò nella sua classe, senza capire cosa fosse successo ma soprattutto senza continuare a prendere in giro Tano.

In quel momento, Tano vide la stessa scia colorata, di un blu intenso, verde brillante, giallo luminoso come il sole. Cercò di raggiungerla ma in un attimo sparì.

Un altro giorno, la piccola Monna stava giocando con Sonata al parco con i pastelli e gli acquerelli che le aveva regalato la nonna per il suo compleanno. Monso e i suoi amici fecero finta di inciampare e rovinarono tutti i disegni che avevano realizzato le bimbe. Ma da un albero caddero delle noci con una strana luce gialla e blu, che finirono proprio sulla testa dei due bambini dispettosi. Scapparono via di corsa e Monna chiamò suo fratello Taso, che era stato il primo a vedere la scia di colori. I bimbi e le bimbe di Montanaso che avevano assistito a questi strani eventi, si radunarono al parchetto e iniziarono a pensare che forse, qualcosa o qualcuno li stava aiutando. Stava senza dubbio accadendo qualcosa di strano …

Ecco infatti che mentre i bambini e le bambine stavano parlando, apparve da lontano una sagoma blu, gialla, verde e bianca, con qualcosa di rosso. Chi era cosa era?

Tutti indietreggiarono impauriti, ma Tano disse: “Tranquilli, è una volpe, secondo me è buona, guardate che coda grande e che occhi gialli luminosi!”

Monna pensò subito che la volpe avrebbe potuto diventare loro amica e propose di accoglierla.

 Così, con coraggio, il gruppo di amici osservava la volpe che si muoveva pian piano vicino a loro, con passo deciso ma lento, con occhi attenti e vispi.  Il suo musetto era giallo, con due occhi luminosi, aveva una coda verde molto voluminosa e zampe bianche. Il corpo era tutto blu e al collo portava un nastrino rosso.

Monna chiese: “Ciao, puoi parlare?” ma l’animale non rispose. Sonata notò una medaglietta con inciso il nome: Tansomano. “Si chiama Tansomano, che bel nome, ma ciao volpino, da dove arrivi? Cosa ci fai qui tutto solo?” All’improvviso, Tansomano scomparve nella sua scia di colori.

I bambini e le bambine decisero per il momento di non raccontarea nessuno dell’esistenza di quell’animale.

I giorni che seguirono, furono molto divertenti e caratterizzati sempre dalla presenza di Tansomano che si faceva vedere solo da Taso, Manno, Sonata, Monna, Tano. Giocavano al parco, nei loro giardini, persino nelle loro camerette. Monso, il bullo della scuola era rimasto escluso da tutto questo segreto e non capiva come mai quei pezzi di gente” come li chiamava lui, fossero così spensierati e felici. Nessuno lo temeva più e lui, non riusciva più a pensare a dispetti o parole crudeli da dire.

A poco a poco chi si era sentito solo, indifeso, debole o fuori posto, iniziò a prendere fiducia, coraggio.

Sonata che amava disegnare, provò a ritrarre Tansomano e il suo fantastico disegno divenne un logo che riportava uno slogan: “Tansomano, non si vede ma ti dà una mano.”

Le apparizioni dell’animale a quattro colori, diventarono sempre meno frequenti e più scompariva la sua luce, più si rafforzavano l’amicizia e la sicurezza, la fiducia, l’autostima, il coraggio, la tenacia, l’impegno. Presto anche Monso capì che il suo ruolo avrebbe potuto cambiare in meglio e trovò amici veri.

Oggi se corriamo nel parco di Montanaso o arriviamo in bicicletta fino alla biblioteca, possiamo vedere Tansomano e la sua scia di colori, basta usare la fantasia e immaginar di vedere la volpe camminare al fianco di ognuno di noi.

Ciao Tansomano!

Scuolare

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Sia un anno ricco di avventure in classe e fuori,
di esperienze appassionanti e di tanti colori.
Voci belle e chiare, suoni dolci e decisi,
luci fisse o intermittenti, amarezze e sorrisi.

Ci sia sempre affetto e la vera bellezza,
che si nasconde spesso in una piccolezza.
Siano giorni veri in cui si possa insegnare,

ricevere, donare, inventare e sognare.

Sia un anno ricco di emozioni sorprendenti,
che rendano i percorsi coinvolgenti,
di quelli in cui si possa anche innovare…
un anno insomma in cui poter scuolare!

Buon inizio colleghi e colleghe

Ciao Ottobre, bentornato

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Ciao Ottobre, bentornato
ecco un sorso di caffè,
dopo un viaggio travagliato
resta un mese qui con me.

Caffè caldo in compagnia
tutto quel che di meglio c’è,
per scacciar malinconia
e restare accanto a me.

Ma il caffè non gli piaceva
così prese un po’ di tè,
poi felice discuteva
della Terra e i suoi perché.

Bentornati e bentornate!

150 150 Silvia Ferrari

Tra zaini, matite e fogli di carta

eccoci giunti alla classe quarta,

non più piccini e neanche giganti

insieme ed uniti andiamo avanti.

 

Tante esperienze da fare e rifare

nuovi argomenti saran da studiare,

ma con impegno e determinazione

ci sarà cura per ogni lezione.

 

Non mancheranno parole tra amici

che renderanno tutti felici,

ma se qualcosa non funzionerà

con la pazienza si aggiusterà.

 

In classe quarta è bello pensare

che ogni momento può emozionare,

con insegnanti e compagni di banco

il mondo diventa a colori e non bianco.

 

Allora quest’anno potrà riservare

sorriso e affetto da moltiplicare,

anche se a volte sarà faticoso

vivremo insieme un percorso gioioso.

 

Il caro Autunno e Miss Castagna

150 150 Silvia Ferrari

Venne un giorno il caro Autunno

e nel bosco si fermò,

era stanco, aveva sonno

tra le foglie si sdraiò.

 

Al risveglio vide luce

disse: “Io la seguirò

per saper dove conduce

e se amici troverò.”

 

Poi vicino ad un cespuglio

Miss Castagna incontrò,

mescolava un verde intruglio

ed un sorso lui assaggiò.

 

“Che profumo, che sapore”

il caro Autunno commentò

e cambiando un po’ il colore

la Castagna continuò.

 

Così fiera e lusingata

tutto il bosco ne gustò,

la natura colorata

il mondo intero trasformò.