Il ricordo più bello che ho della mia esperienza come alunna, è del maestro Agostino che dopo i primi quattro anni di routine, è arrivato portando un modo diverso di lavorare, di vivere la scuola. Amava il teatro e aveva coinvolto la nostra classe quinta e tutta la scuola a portare in scena un racconto interpretato da noi alunni. Il maestro aveva osservato le nostre caratteristiche e potenzialità e insieme alle altre maestre aveva assegnato ad ognuno una parte, “la parte”, quella che ognuno si sentiva cucita addosso. Avevamo imparato che non importava quante battute ci fossero da recitare, ma come le avremmo recitate e soprattutto che se ognuno di noi avesse interpretato il proprio ruolo con impegno ed empatia, lo spettacolo sarebbe stato un successo.
In quell’anno ho iniziato ad amare la scuola, a pensarla non tanto come un luogo ma come una dimensione in cui vivere, un insieme di mondi reali e fantastici capaci di farmi crescere e maturare in modo libero, personalizzato ed entusiasmante.
Il mio percorso non è stato sempre facile, ho avuto difficoltà ad inserirmi in un contesto di scuola superiore in cui gli insegnanti non avevano cura dei ragazzi ma solo delle prestazioni. Ho incontrato compagni di classe lontani dall’essere amici o complici in un cammino, ho faticato a volte a far comprendere le mie ragioni, le mie idee oltre gli stereotipi.
Nonostante aspetti negativi della mia esperienza scolastica, quello che ho sempre ricordato è stato quell’ultimo anno alla scuola elementare (ora primaria), che ha tenuto un filo legato a mente e cuore tanto che ho deciso di fare l’insegnante. Sono passata dall’infanzia alla primaria, con una brevissima parentesi alla secondaria di secondo grado per poi continuare alla scuola primaria. Ho cambiato molte volte impostazioni e regole, in base alle leggi che negli anni si sono susseguite nella scuola, cercando di prendere il positivo da tutte e renderle efficaci. Intorno alle riforme della scuola ci sono sempre state polemiche e considerazioni a più voci.
Cercando di guardare ancora oltre come facevo da studentessa, mi sono documentata, ho continuato a studiare la normativa, ho tenuto fede agli articoli della Costituzione a tutela del diritto allo studio, alla libertà di insegnamento, ho cercato di migliorarmi anno dopo anno per entrare il più possibile in sintonia con i miei alunni.
Dopo anni impiegati a costruire una professione, l’ultima trovata che getta ombre e dubbi sul percorso: il docente esperto.
Con orgoglio, posso affermare di aver fatto fruttare nella mia esperienza di insegnante, i miei studi e il mio impegno e di aver messo a disposizione della scuola le competenze acquisite. Lo dimostrano gli obiettivi raggiunti dagli alunni e alunne, i rapporti collaborativi con genitori e colleghi, le esperienze maturate come formatrice di altri docenti, come tutor, come figura di sistema. Semplicemente ho reso il mio lavoro, che è il più bello del mondo, piacevole e frizzante per me e per chi con me ha vissuto la scuola ogni giorno.
Prima di continuare a proporre altre riforme, percorsi per diventare docenti esperti, mi piacerebbe che si guardasse all’Europa, ai molti sistemi scolastici che funzionano e dove per studenti e insegnanti c’è un profondo rispetto e una profonda considerazione (oltre che ad uno stipendio adeguato all’impegno professionale).
Prima di continuare a cambiare le leggi della scuola, mi piacerebbe che si valutasse l’ipotesi di non proporre altro, ma di sistemare quel che c’è, che con impegno e fatica dirigenti e insegnanti provano ad attuare quotidianamente per il bene comune, mettendosi in discussione e adeguandosi alle singole realtà per ottenere il meglio.
Vorrei che la scuola intesa come comunità attiva, fatta di esperienze, conoscenze, competenze, emozioni, tornasse ad essere protagonista di una storia vera, semplice e affidabile, scritta quotidianamente pensando al bene, al bello, alle potenzialità, alle possibilità, alla collaborazione vera, vissuta e non recitata con una parte che non le si addice.
Vorrei che gli insegnanti fossero registi del percorso di insegnamento apprendimento, certi dell’importanza e della bellezza del lavoro che hanno scelto, e scegliere significa faticare, impegnarsi, formarsi, non improvvisarsi! Insegnanti felici e gratificati, sanno motivare gli studenti e le studentesse con un rinnovato entusiasmo, che in questi anni a molti di noi non è mai mancato e proprio per questo le proposte innovative devono essere autentiche, spendibili, motivanti.
Agli insegnanti è affidato il compito di far emergere il bello di ogni studente e studentessa, di farli innamorare della conoscenza, di renderli consapevoli per essere uomini e donne del futuro, capaci di pensare, lavorare, creare occasioni.
Vorrei continuare a svolgere il mio lavoro per questo, per contribuire a rendere migliore la società, senza sentirmi sempre messa alla prova, pur continuando a studiare e formarmi ogni anno perché è corretto, ma senza scadenze per ricevere un buono, senza dover dimostrare, perché tutti sbagliamo, ma abbiamo poi la possibilità di fare meglio.
Quindi mi domando, cosa altro dovrei fare per essere considerata un docente esperto? La formazione in servizio è già presente nel comma 124 , art. 1 della L 107/2015 e in molti ogni anno ci ritroviamo a seguire corsi, seminari, workshop proprio per garantire alla scuola percorsi di qualità.
Ho lavorato sempre con passione, divertendomi e continuerò a farlo perché ci credo, perché mi piace, perché amo la scuola, perché è il lavoro che ho scelto e perché chi ha un’esperienza simile alla mia o migliore, possa continuare a credere che la vera differenza siamo noi!
Noi, che ci adeguiamo ad ogni proposta senza polemiche, ma con il desiderio di fare nuove attività, noi che accompagniamo, consoliamo, orientiamo, coccoliamo e qualche volta ci arrabbiamo.
Noi, che viviamo la scuola come gli spettacoli del mio maestro Agostino, con prove e tentativi, complimenti e sorrisi, momenti da correggere e applausi, conoscenze e vita vera, quella che genera le emozioni più belle che non si dimenticano mai!
E se un giorno qualcuno dovesse chiedermi a cosa è servita la scuola, come alunna e come insegnante? Risponderei che la scuola mi ha insegnato la vita.