scuola

Un nuovo anno scolastico

150 150 Silvia Ferrari

Si riparte, tutto nuovo

ora in classe cosa trovo?

C’è una scatola dorata

che rallegra la giornata.

 

Apro piano, con dolcezza

vedo già tanta bellezza,

un biglietto colorato

e uno bianco decorato.

 

Che c’è scritto, cosa dice?

Ah, mi sento già felice!

Parla della vita a scuola,

dove il tempo passa e vola.

 

Dove ambienti digitali

fan spuntare grandi ali,

per volare e curiosare,

divertirsi a organizzare.

 

Parla della conoscenza

che si lega a competenza,

di letture emozionanti

e di amici entusiasmanti.

 

Cerco e trovo un altro foglio

lì c’è scritto ciò che voglio:

tutti possono sbagliare,

riprovare ed imparare.

 

Nella scuola c’è allegria

si sta sempre in compagnia,

fanno poi la differenza

i docenti con coscienza.

 

Forza quindi, cominciamo

dalle cose che più amiamo.

con sorrisi e fantasia

nuovo anno lieto sia!

 

 

 

 

La scuola è una cosa seria

150 150 Silvia Ferrari

Il ricordo più bello che ho della mia esperienza come alunna, è del  maestro Agostino che dopo i primi quattro anni di routine, è arrivato portando un modo diverso di lavorare, di vivere la scuola. Amava il teatro e aveva coinvolto la nostra classe quinta e tutta la scuola a portare in scena un racconto interpretato da noi alunni. Il maestro aveva osservato le nostre caratteristiche e potenzialità e insieme alle altre maestre aveva assegnato ad ognuno una parte, “la parte”, quella che ognuno si sentiva cucita addosso. Avevamo imparato che non importava quante battute ci fossero da recitare, ma come le avremmo recitate e soprattutto che se ognuno di noi avesse interpretato il proprio ruolo con impegno ed empatia, lo spettacolo sarebbe stato un successo.

In quell’anno ho iniziato ad amare la scuola, a pensarla non tanto come un luogo ma come una dimensione in cui vivere, un insieme di mondi reali e fantastici capaci di farmi crescere e maturare in modo libero, personalizzato ed entusiasmante.

Il mio percorso non è stato sempre facile, ho avuto difficoltà ad inserirmi in un contesto di scuola superiore in cui gli insegnanti non avevano cura dei ragazzi ma solo delle prestazioni. Ho incontrato compagni di classe lontani dall’essere amici o complici in un cammino, ho faticato a volte a far comprendere le mie ragioni, le mie idee oltre gli stereotipi.

Nonostante aspetti negativi della mia esperienza scolastica, quello che ho sempre ricordato è stato quell’ultimo anno alla scuola elementare (ora primaria), che ha tenuto un filo legato a mente e cuore tanto che ho deciso di fare l’insegnante. Sono passata dall’infanzia alla primaria, con una brevissima parentesi alla secondaria di secondo grado per poi continuare alla scuola primaria. Ho cambiato molte volte impostazioni e regole, in base alle leggi che negli anni si sono susseguite nella scuola, cercando di prendere il positivo da tutte e renderle efficaci. Intorno alle riforme della scuola ci sono sempre state polemiche e considerazioni a più voci.

Cercando di guardare ancora oltre come facevo da studentessa, mi sono documentata, ho continuato a studiare la normativa, ho tenuto fede agli articoli della Costituzione a tutela del diritto allo studio, alla libertà di insegnamento, ho cercato di migliorarmi anno dopo anno per entrare il più possibile in sintonia con i miei alunni.

Dopo anni impiegati a costruire una professione, l’ultima trovata che getta ombre e dubbi sul percorso: il docente esperto.

Con orgoglio, posso affermare di aver fatto fruttare nella mia esperienza di insegnante, i miei studi e il mio impegno e di aver messo a disposizione della scuola le competenze acquisite. Lo dimostrano gli obiettivi raggiunti dagli alunni e alunne, i rapporti collaborativi con genitori e colleghi, le esperienze maturate come formatrice di altri docenti, come tutor, come figura di sistema. Semplicemente ho reso il mio lavoro, che è il più bello del mondo, piacevole e frizzante per me e per chi con me ha vissuto la scuola ogni giorno.

Prima di continuare a proporre altre riforme, percorsi per diventare docenti esperti, mi piacerebbe che si guardasse all’Europa, ai molti sistemi scolastici che funzionano e dove per  studenti e insegnanti c’è un profondo rispetto e una  profonda considerazione (oltre che ad uno stipendio adeguato all’impegno professionale).

Prima di continuare a cambiare le leggi della scuola, mi piacerebbe che si valutasse l’ipotesi di non proporre altro, ma di sistemare quel che c’è, che con impegno e fatica dirigenti e insegnanti provano ad attuare quotidianamente per il bene comune, mettendosi in discussione e adeguandosi alle singole realtà per ottenere il meglio.

Vorrei che la scuola intesa come comunità attiva, fatta di esperienze, conoscenze, competenze, emozioni, tornasse ad essere protagonista di una storia vera, semplice e affidabile, scritta quotidianamente pensando al bene, al bello, alle potenzialità, alle possibilità, alla collaborazione vera, vissuta e non recitata con una parte che non le si addice.

Vorrei che gli insegnanti fossero registi del percorso di insegnamento apprendimento, certi dell’importanza e della bellezza del lavoro che hanno scelto, e scegliere significa faticare, impegnarsi, formarsi, non improvvisarsi! Insegnanti felici e gratificati, sanno motivare gli studenti e le studentesse con un rinnovato entusiasmo, che in questi anni a molti di noi non è mai mancato e proprio per questo le proposte innovative devono essere autentiche, spendibili, motivanti.

Agli insegnanti è affidato il compito di far emergere il bello di ogni studente e studentessa, di farli innamorare della conoscenza, di renderli consapevoli per essere uomini e donne del futuro, capaci di pensare, lavorare, creare occasioni.

Vorrei continuare a svolgere il mio lavoro per questo, per contribuire a rendere migliore la società, senza sentirmi sempre messa alla prova, pur continuando a studiare e formarmi ogni anno perché è corretto, ma senza scadenze per ricevere un buono, senza dover dimostrare, perché tutti sbagliamo, ma abbiamo poi la possibilità di fare meglio.

Quindi mi domando, cosa altro dovrei fare per essere considerata un docente esperto? La formazione in servizio è già presente nel comma 124 , art. 1 della L 107/2015 e in molti ogni anno ci ritroviamo a seguire corsi, seminari, workshop proprio per garantire alla scuola percorsi di qualità.

Ho lavorato sempre con passione, divertendomi e continuerò a farlo perché ci credo, perché mi piace, perché amo la scuola, perché è il lavoro che ho scelto e perché chi ha un’esperienza simile alla mia o migliore, possa continuare a credere che la vera differenza siamo noi!

Noi, che ci adeguiamo ad ogni proposta senza polemiche, ma con il desiderio di fare nuove attività, noi che accompagniamo, consoliamo, orientiamo, coccoliamo e qualche volta ci arrabbiamo.

Noi, che viviamo la scuola come gli spettacoli del mio maestro Agostino, con prove e tentativi,  complimenti e sorrisi,  momenti da correggere e  applausi, conoscenze e  vita vera, quella che genera le emozioni più belle che non si dimenticano mai!

E se un giorno qualcuno dovesse chiedermi a cosa è servita la scuola, come alunna e come insegnante? Risponderei che la scuola mi ha insegnato la vita.

Giorni a scuola

150 150 Silvia Ferrari

Come ogni anno settembre è tornato

che novità stavolta ha portato?

Tanto entusiasmo per ripartire

e giorni a scuola  da riscoprire.

 

Ci sia attenzione per la sicurezza

giochi e colori ma tanta fermezza,

ad ogni età è bello imparare

quel  che di nuovo ci fa migliorare.

 

Dentro le aule ogni esperienza

s’ intreccerà con storia e scienza,

poi uno sguardo al mondo intero

tutti richiama a un dovere sincero.

 

L’augurio quindi per questa scuola

non può esser certo una cosa sola,

ma l’ equilibrio di amore e saggezza

per trasformarsi in vera bellezza.

 

Belli gli alunni e gli insegnanti

che  volgeranno il pensiero avanti,

per innovare e insieme  capire

di stare uniti  per costruire.

 

La  scuola diventi in ogni esperienza

vita, saggezza,  futuro e speranza.

Non manchino mai l’affetto e l’amore,

buon anno scolastico con tutto il cuore!

 

 

 

Ciao amici della classe quinta

150 150 Silvia Ferrari

Cari bambini sono la scuola

colei che da anni vi consola,

siete arrivati molto piccini

timidi, allegri, belli e carini.

 

Vi ho visto crescere con allegria

siamo stati qui in compagnia,

tanti argomenti avete studiato

un po’ di tutto avete imparato.

 

Mi raccomando abbiate cura

di ogni esperienza passata e futura,

così la fortuna ed il coraggio

vi allieteranno nel nuovo viaggio.

 

Voi a settembre distanti sarete

un’altra scuola conoscerete,

nei vostri cuori io resterò

e per sempre vi ricorderò!

 

 

 

 

 

L’ultimo giorno di scuola

150 150 Silvia Ferrari

L’ultimo giorno di scuola è arrivato

l’anno è  passato tutto d’un fiato,

tante emozioni abbiamo provato

dalle esperienze abbiamo imparato.

 

Ogni momento è servito a capire

che nella classe c’è molto da offrire,

tanti gli sguardi  tra dubbi ed errori

che ci hanno reso tutti migliori.

 

Cogliamo i giorni dell’anno passato

perché preziosi ci hanno insegnato

che con tenacia e delicatezza

la vita a scuola è una vera bellezza.

 

Per tutti sia tempo di riposare

così potremo ricominciare

un nuovo anno più grandi e felici,

più competenti e sempre più amici!

 

Ora ci aspettano mesi di svago

a casa, al mare, montagna o lago,

ma ogni esperienza ci regalerà

giorni felici in gran quantità!

 

Buone vacanze 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le avventure di Eva e Tommy … a scuola

150 150 Silvia Ferrari

La sveglia che suona, in bagno poi colazione, vestiti puliti, zaino pronto e inizia un’altra giornata a scuola! L’entusiasmo di Eva che frequenta la classe terza della scuola secondaria di primo grado, che bello rivedere gli amici dopo tanti mesi di assenza da quell’edificio che non è solo un luogo, ma è un posto speciale in cui ogni giorno si vive davvero.

Che dire poi di Tommy, che ha iniziato quest’anno il suo percorso alla scuola primaria … prima A, una classe ben fornita di bimbi curiosi ed esuberanti desiderosi di imparare e vivere esperienze uniche.

Ogni giorno al suono della campanella, Eva e Tommy con la mascherina indossata, come da disposizioni sanitarie, raggiungono le loro aule, nello stesso edificio ma distanti. Le classi accolgono banchi a distanza, durante l’intervallo nessuno si scambia giochi o materiale. Gli insegnanti provvedono a disinfettare, spiegare, dare indicazioni su come affrontare le giornate, disinfettare …

Per l’uscita dalla classe, è necessario registrare l’ora ed eventualmente se ci si incontra con qualche alunno di altre classi o insegnanti. Nei corridoi, una vera e propria segnaletica per indicare i vari percorsi, un ciao con la mano a chi si incontra sulla corsia opposta e via.

“Ma che scuola!” – pensavano in molti e a volte, ai due fratelli sembrava di essere su un altro pianeta, gli insegnanti controllavano tutto con molta più attenzione rispetto al passato, l’autonomia dei bambini aveva preso una direzione diversa rispetto a percorsi tracciati da esperienze di gruppo, di abbracci, di condivisione. A volte qualche amico si preoccupava per qualche starnuto di troppo. “Sarà il virus?” – tutti i bambini restavano in silenzio per un attimo, ma poi ritornavano a sorridere con l’innocenza e la consapevolezza di avere a che fare con qualcosa di ancora sconosciuto, ma che con le giuste attenzioni si poteva tenere a distanza. Parola impegnativa e purtroppo o per fortuna, ricorrente, distanza …

Eva restava ad un metro dalle sue amiche, anche per chiacchierare, passeggiare, ma questo non ostacolava il suo desiderio di condividere con Anna e Luna i suoi piccoli segreti. A volte pensava persino che la mascherina li avrebbe trattenuti ancora più al sicuro e le usciva un sorriso nascosto che si leggeva negli occhi.

Tommy soffriva un pochino perché per lui era ancora più difficile giocare senza mettere le sue mani vicino ad un amico, magari per far partire le macchinine per la gara sul circuito formato dai banchi uniti o sul pavimento. Allora aveva disegnato una macchinina su un foglio, l’aveva ritagliata e aveva suggerito agli amici di fare la stessa cosa, ognuno a distanza, ma vicini con pensieri, giochi e strategie.

Distanza che fa riflettere, ma che non allontana la voglia di fare, di interagire, di creare momenti e spazi d’incontro, rispettando le norme.

Distanza che non significa non fare, ma fare in un modo diverso, forse più creativo, essenziale ma entusiasmante, con la prospettiva di creare qualcosa di nuovo, di diverso.

Così, Eva e Tommy nelle loro classi, grazie anche all’educazione ricevuta in famiglia sulle norme comportamentali, vivono ogni giorno adattandosi alla situazione e cercando spunti e creatività per rendere ogni momento una fantastica avventura scolastica.

 

Settembre a scuola

150 150 Silvia Ferrari

Settembre è tornato dalle vacanze

e piano piano ritorna a  scuola

si aggira lento tra mille stanze

cercando affetto, una parola…

Dovrà prestare molta attenzione

c’è la distanza da rispettare

ai suoi amici darà un bacione

ma da lontano, senza rischiare.

Mesi passati a parlar di scuola

tanta la voglia  di cominciare,

forza , partiamo, il tempo vola

nuove esperienze da generare.

E gli studenti grandi o piccini

dimostreranno impegno e valore,

non più lontani, ma non vicini

staranno insieme per molte ore.

È una fortuna che gli insegnanti

per cui ci vuole molto rispetto,

abbiano  a cuore i loro studenti

e a loro volgano  tanto affetto.

Caro Settembre, sai che faremo?

Torniamo  in classe senza timori,

con il buon senso riprenderemo

per costruire sopra gli errori.

La nostra scuola non può mancare

e rinnovata guarderà avanti,

ogni studente vuol ritrovare

compagni, amici ed insegnanti.

L’anno scolastico lieto sia

e che non manchi mai un sorriso,

la scuola è il luogo in cui la magia

tutto trasforma in un paradiso.

S … Un serpente a scuola

150 150 Silvia Ferrari

Ieria scuola, mentre i bimbi stavano giocando, è stato avvistato un serpente. Si è affacciato alla porta della  classe e  all’inizio i bimbi si sono  spaventati, poi lo hanno accolto e hanno  ascoltato la sua storia. Il serpentello piangeva perché tutti gli animali lo prendevano in giro.

Un giorno una tartaruga lo aveva fatto inciampare in un secchiello pieno d’acqua. Un altro giorno, la zebra aveva organizzato una gara di salti, ma  il serpente non poteva giocare, non aveva le zampe per saltare!

Una mattina, invece di asciugarlo con le salviettine, la scimmia gli aveva dato uno straccio ed uno stuzzicadenti per lavare i denti. Allora i bimbi per aiutarlo hanno  preso un sapone ed una spugna e lo hanno lavato e rinfrescato. Poi hanno  pettinato il serpente con la spazzola,  preparato un sacchetto con qualcosa da mangiare e lui era felicissimo perché spesso gli davano un sasso come cibo, per ridere di lui.

Il serpente era davvero contento di aver conosciuto nuovi amici e aveva deciso di restare aavivere nel giardino della scuola, in una piccola buca scavata apposta per lui.

Bilancio di un percorso a distanza ma … condiviso

150 150 Silvia Ferrari


L’emergenza sanitaria che ha colto di sorpresa il nostro paese alcuni mesi fa, ha portato  fatiche fisiche, economiche e psicologiche. Si è fermato, anche il mondo della scuola, i  bambini più piccoli, i ragazzi più grandi e gli insegnanti. La didattica non era  più in presenza ma a distanza, caratterizzata dall’utilizzo di strumenti tecnologici come unico mezzo di comunicazione possibile. Tante le critiche e tante polemiche si sono scatenate rispetto all’argomento scuola. Sicuramente eravamo tutti impreparati a questo tipo di emergenza, non ci sono state risposte certe da subito, in molti  non abbiamo condiviso  le scelte del Governo e questo  ha contribuito a destabilizzare la situazione.

Tanti docenti però si sono subito resi disponibili e sono stati vicino ai loro alunni e alle famiglie in modo costante, dimostrando grande professionalità. Tra le polemiche di questo periodo ho sentito spesso le voci  di genitori, alunni e insegnanti. Io faccio parte di tutte queste categorie: sono mamma di due ragazzini che frequentano la scuola secondaria di primo e secondo grado, sono insegnante di scuola primaria, sono studentessa perché  frequento corsi per continuare a formarmi. La mia filosofia di vita è sempre stata quella di essere positiva rispetto alle situazioni più avverse, che nella vita senz’altro non sono mancate. In questo periodo fin da subito, ho cercato di portare messaggi positivi a tutte le persone che mi stavano intorno, dai familiari agli alunni, ai colleghi. Insieme a molti di loro poi, ho cercato e trovato un confronto costruttivo e produttivo per far fronte a questa emergenza in modo professionale, sensibile  e creativo. Giunti quasi alla fine di questo percorso, c’è anche molta stanchezza perché tutti abbiamo lavorato. Gli alunni hanno risposto alle richieste degli insegnanti, chi più chi meno, i genitori sono stati un supporto molto prezioso per la didattica a distanza, soprattutto per le prime classi della scuola primaria e per l’infanzia . Gli insegnanti hanno cercato di fare del loro meglio, mettendo in campo competenze che forse neanche loro sapevano di possedere. Il mio sguardo è ora proiettato all’inizio del nuovo anno scolastico, che attendiamo tutti nella speranza di poter iniziare in presenza e in totale sicurezza. Tuttavia ritengo fondamentale conservare tutte le strategie che in questo periodo sono state provvidenziali per  il mondo della scuola. Mi sento lontana sia dalla politica che dalle polemiche perché sono molto più vicina a  quello che ho vissuto personalmente in ogni parte: un’esperienza professionale alternativa ma  seria ed intensa, con alcune lacune certo, ma nella scuola sbagliare è sinonimo  di nuove possibilità. L’esperienza di aver trascorso tanti momenti insieme ai miei figli che spesso sono mancati per gli impegni di tutta la famiglia. La fruizione di corsi di formazione che mi serviranno in futuro, perché non si smette mai di imparare.

Mi auguro che la mia visione possa essere condivisa da molti per ripartire ancora più forti e ancora più competenti,  nell’ottica di agire insieme per migliorare la società senza lasciare spazio a polemiche inutili che spesso distruggono anche le piccole cose belle. Continuiamo così, a fare il nostro dovere senza arrenderci, senza  pensare a quali scelte ci saranno, alle quali purtroppo ci adegueremo,  ma semplicemente cercando di agire con il buon senso che  accomuna insegnanti, genitori ed alunni.


La casa dagli occhi grandi

150 150 Silvia Ferrari

In un piccolo paese in provincia di Lodi vivevano tre amici che fin da piccoli erano cresciuti insieme. Abitavano al confine tra il loro paese e la città, che i tre amici non amavano molto. Tutti  preferivano  la tranquillità della campagna, i suoni e rumori del bosco, i colori che cambiavano in primavera e regalavano a quel posto una parvenza magica, che li proiettava in una dimensione quasi fantastica.

Aldo, Barto e Carlo frequentavano la stessa scuola, un istituto molto particolare costruito fuori dal paese ed immerso nel verde, proprio per consentire a tutti i bambini di vivere un’esperienza scolastica fuori dal comune,  in un ambiente che sarebbe stato provvidenziale per la loro crescita e per il loro apprendimento. Tutti arrivavano a scuola piedi in ogni stagione, perché uno dei principi di questo nuovo percorso era proprio quello di dedicare del tempo a raggiungere la scuola, non meno di dieci minuti.  Una bella passeggiata che consentiva di apprezzare contemplare la bellezza della natura con ogni colore e sfumatura in ogni momento dell’anno.

I tre amici abitavano nello stesso palazzo per cui ogni giorno si davano appuntamento al portone d’ingresso e raggiungevano la scuola insieme, chiacchierando e progettando che cosa avrebbero potuto fare il pomeriggio insieme: giocare a calcio, andare per il paese in bicicletta, giocare a tennis nella palestra della scuola e poi dedicare del tempo anche allo studio.

Aldo frequentava la classe quarta alla scuola primaria e Barto la classe quinta. Carlo invece, era al primo anno della scuola secondaria.

Aldo aveva anche una sorella più grande, Anita di quattordici anni, che frequentava il liceo scientifico, amava studiare e trascorreva tutto il suo tempo libero nella biblioteca della scuola. Lui era più giocherellone, amante del divertimento e delle giornate insieme agli amici all’aria aperta, nonostante anche a lui piacesse molto studiare e fosse interessato ad ogni disciplina.

Barto era figlio unico, i suoi genitori erano avvocati e avevano già stabilito per lui il corso di studi e la sua professione futura: sarebbe entrato a far parte del loro studio legale.

Lui però, aveva una grande passione, la cucina ed il suo sogno era quello di aprire un ristorante. Per no scatenare discussioni con i suoi genitori, per ora quel sogno era un segreto tra lui e i suoi due amici.

Carlo aveva due fratelli più grandi, Camillo e Cesare, quest’ultimo non aveva voglia né di studiare e neppure di lavorare. Camillo invece era al terzo anno della stessa scuola di Carlo ed era un ragazzino simpatico che si impegnava molto a scuola.  Carlo avrebbe voluto essere come lui, crescere con i suoi interessi per il mondo animale e la natura, impegnarsi e studiare per realizzare il suo sogno: diventare un veterinario. Ma Cesare gli diceva che era tutto tempo perso.

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