virus

Le avventure di Eva e Tommy … a scuola

150 150 Silvia Ferrari

La sveglia che suona, in bagno poi colazione, vestiti puliti, zaino pronto e inizia un’altra giornata a scuola! L’entusiasmo di Eva che frequenta la classe terza della scuola secondaria di primo grado, che bello rivedere gli amici dopo tanti mesi di assenza da quell’edificio che non è solo un luogo, ma è un posto speciale in cui ogni giorno si vive davvero.

Che dire poi di Tommy, che ha iniziato quest’anno il suo percorso alla scuola primaria … prima A, una classe ben fornita di bimbi curiosi ed esuberanti desiderosi di imparare e vivere esperienze uniche.

Ogni giorno al suono della campanella, Eva e Tommy con la mascherina indossata, come da disposizioni sanitarie, raggiungono le loro aule, nello stesso edificio ma distanti. Le classi accolgono banchi a distanza, durante l’intervallo nessuno si scambia giochi o materiale. Gli insegnanti provvedono a disinfettare, spiegare, dare indicazioni su come affrontare le giornate, disinfettare …

Per l’uscita dalla classe, è necessario registrare l’ora ed eventualmente se ci si incontra con qualche alunno di altre classi o insegnanti. Nei corridoi, una vera e propria segnaletica per indicare i vari percorsi, un ciao con la mano a chi si incontra sulla corsia opposta e via.

“Ma che scuola!” – pensavano in molti e a volte, ai due fratelli sembrava di essere su un altro pianeta, gli insegnanti controllavano tutto con molta più attenzione rispetto al passato, l’autonomia dei bambini aveva preso una direzione diversa rispetto a percorsi tracciati da esperienze di gruppo, di abbracci, di condivisione. A volte qualche amico si preoccupava per qualche starnuto di troppo. “Sarà il virus?” – tutti i bambini restavano in silenzio per un attimo, ma poi ritornavano a sorridere con l’innocenza e la consapevolezza di avere a che fare con qualcosa di ancora sconosciuto, ma che con le giuste attenzioni si poteva tenere a distanza. Parola impegnativa e purtroppo o per fortuna, ricorrente, distanza …

Eva restava ad un metro dalle sue amiche, anche per chiacchierare, passeggiare, ma questo non ostacolava il suo desiderio di condividere con Anna e Luna i suoi piccoli segreti. A volte pensava persino che la mascherina li avrebbe trattenuti ancora più al sicuro e le usciva un sorriso nascosto che si leggeva negli occhi.

Tommy soffriva un pochino perché per lui era ancora più difficile giocare senza mettere le sue mani vicino ad un amico, magari per far partire le macchinine per la gara sul circuito formato dai banchi uniti o sul pavimento. Allora aveva disegnato una macchinina su un foglio, l’aveva ritagliata e aveva suggerito agli amici di fare la stessa cosa, ognuno a distanza, ma vicini con pensieri, giochi e strategie.

Distanza che fa riflettere, ma che non allontana la voglia di fare, di interagire, di creare momenti e spazi d’incontro, rispettando le norme.

Distanza che non significa non fare, ma fare in un modo diverso, forse più creativo, essenziale ma entusiasmante, con la prospettiva di creare qualcosa di nuovo, di diverso.

Così, Eva e Tommy nelle loro classi, grazie anche all’educazione ricevuta in famiglia sulle norme comportamentali, vivono ogni giorno adattandosi alla situazione e cercando spunti e creatività per rendere ogni momento una fantastica avventura scolastica.

 

Coraggio Lodigiano

150 150 Silvia Ferrari

C’è una zona in Lombardia

che da giorni si è fermata,

niente allarme a casa mia

ma quel virus l’ha stroncata.

Non c’è scuola, né lavoro

niente feste programmate

ma con forza e tutti in coro

noi riempiamo le giornate.

Servon calma e fantasia

un bel mucchio di pazienza,

quando il virus andrà via

grandi passi per la scienza!

Su, coraggio Lodigiano,

siam persone di valore

ora quel che più speriamo:

che domani sia migliore.

Crono, storia di un virus- perduto

150 150 Silvia Ferrari

Alcuni giorni fa, nel caos di questa emergenza che costringe molte persone chiuse nelle loro case, ho conosciuto un bimbo speciale. Passeggiava da solo vicino a casa mia e sembrava pensieroso. Così mi sono avvicinata per chiedere come mai fosse così triste, era impaurito, infreddolito e soprattutto solo.

“ Ciao, mi chiamo Nora, abito qui, ti va di raccontarmi  cosa succede? ”

“ Io sono Crono, mi sono perso”.

Allora l’ho portato con me e davanti ad una calda cioccolata ha iniziato a raccontarmi la sua storia. maggiori informazioni